Esportazioni ed importazioni in provincia di Lecce sono sempre più numerose

Le esportazioni e le importazioni aumentano sempre di più in provincia di Lecce. La bilancia commerciale si conferma positiva per 3,3 milioni di euro, con 196,6 milioni del primo trimestre di quest’anno rispetto ai 152 del 2021. L’export rappresenta un utile indicatore per comprendere lo stato di salute della produzione. LOsservatorio Economico AFORISMA ha elaborato ed analizzato l’andamento della bilancia commerciale. Dopo un anno da record, anche il primo trimestre 2022 vede crescere le esportazioni made in Salento, ma anche le importazioni destinate alle aziende e ai consumatori leccesi.
In provincia di Lecce, sul fronte delle esportazioni, si passa dai 138 milioni di euro del primo trimestre 2020, ai 151,5 milioni del primo trimestre 2021, si arriva ai 196,6 milioni del primo trimestre di quest’anno.
Riguardo ai prodotti, i valori più alti si registrano per macchinari e apparecchiature (83.444.211 euro); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e accessori (31.965.429); prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (18.945.497); articoli di abbigliamento (11.623.485); prodotti alimentari (6.668.908); bevande (6.489.027); prodotti agricoli, animali e della caccia (6.115.761); autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (4.332.869); prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (3.724.974).
Ancora in provincia di Lecce, sul fronte delle importazioni, invece, siamo saliti dai 95 milioni di euro del primo trimestre 2020, ai 110,5 milioni del primo trimestre 2021, sino ai 193,3 milioni del primo trimestre di quest’anno. Riguardo ai prodotti, i valori più alti si registrano per prodotti chimici (27.911.592 euro); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e accessori (19.562.602); macchinari e apparecchiature (16.992.413); prodotti alimentari (14.982.066); prodotti della metallurgia (14.416.878); articoli in gomma e materie plastiche (11.866.491); prodotti agricoli, animali e della caccia (9.510.385); prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (8.386.401); mobili (7.191.134). Il saldo è positivo per 3,3 milioni di euro (196,6 milioni di export contro i 193,3 milioni di import).
Le gravi ricadute innescate dal conflitto ucraino impattano su entrambi i Paesi. L’export verso la Russia è crollato dai 5 milioni di euro del primo trimestre 2021 ai 1,9 milioni di euro del primo trimestre di quest’anno, mentre è salito l’import dalla Russia (dai 173.632 euro ai 309.767). Riguardo all’Ucraina, invece, diminuiscono sia le esportazioni (dai 441.468 euro del primo trimestre 2021 ai 373.315) sia le importazioni (dai 165.513 euro del primo trimestre 2021 ai 149.607).
Le esportazioni rappresentano un utile indicatore per comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Attraverso l’andamento delle esportazioni, infatti, si può monitorare la competitività delle aziende della provincia di Lecce e la loro capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio. Negli ultimi anni, c’è stata una grande richiesta di prodotti agroalimentari, oltre ai macchinari che continuano a rappresentare la quota di mercato preponderante. Molto apprezzati all’estero sono il “wine & food” che ha trainato al rialzo il giro d’affari dell’industria agroalimentare. Le migliori performance sono state messe a segno dal comparto del vino. Ma buoni risultati sono stati anche quelli messi a segno dal settore dolciario e lattiero-caseario. In crescita anche il comparto della trasformazione degli ortaggi. In provincia di Lecce, il valore più alto è stato raggiunto nel 2001 con oltre 885 milioni di euro di prodotti made in Salento esportati in tutto il mondo, mentre il valore più basso è stato toccato nel 2009, quando l’export si fermò ad appena 318 milioni di euro. Quest’ultimo anno fu fortemente segnato dal crollo delle vendite per gli effetti devastanti della recessione globale; l’anno dopo l’export raggiunse i 352 milioni di euro, ben al di sotto comunque rispetto a due anni prima, quando l’export ne «valeva» più di 577. Altri tempi, si dirà.

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