L’Italia ed una popolazione che invecchia

Quella che viene fuori dal nuovo studio demografico dell’Osservatorio Economico di AFORISMA è una popolazione che vivrà profondi cambiamenti nei prossimi anni.

Con un occhio alle tematiche economiche, si è compiuta un’analisi sui dati ISTAT dei residenti in Italia, in Puglia e nelle province pugliesi dividendoli in quattro categorie convenzionali: Minori, anziani, donne in età fertile e popolazione potenzialmente attiva.
Lo studio ha preso in considerazione i dati consolidati dei residenti dal 1982 al 2023 creando una proiezione tendenziale (a trend invariati) fino al 2038.

Il primo dato significativo è l’inversione tra giovani e anziani: in Italia nel 1982 i minori residenti erano il 26,43%, oggi sono il 15,40% e nella proiezione nel 2038 saranno il 12,32% mentre gli anziani nel 1982 erano il 12,42%, oggi il 22,80% e nella proiezione saranno il 26,40%.
In Puglia va anche peggio: nel 1982 i minori residenti erano il 32,50% , oggi sono il 15,64% e nella proiezione nel 2038 saranno il 10,82% mentre gli anziani nel 1982 erano il 9,89%, oggi il 21,46% e nella proiezione saranno il 25,75%.

La maglia nera per numero di minori nel 2038 è Lecce con il 9,48% nella proiezione al 2038.

Se i minori calano, non sembrerebbero dover aumentare troppo le nascite per la diminuzione del numero delle donne in età fertile che dal 24,38% del 1982 in Italia è calato nel 2023 fino al 17,45%. Leggermente meglio del dato nazionale la Puglia con il 19,63%.
Questo cambio, senza fatti nuovi, determinerebbe una rivoluzione soprattutto nelle politiche pubbliche. Servirebbero sempre meno asili, parchi giochi e scuole e più residenze per anziani, strutture sanitarie adeguate e servizi in genere per la terza età. Sarebbe inevitabile un calo del dinamismo che determinano le giovani generazioni e cambierebbero anche i consumi. Verosimilmente anche meno propensione agli investimenti e più risparmi.

Crescerebbero le professioni come l’Operatore Socio Sanitario e i caregiver.

Non trascurabile neanche la pressione determinata sul sistema previdenziale e sanitario.
Interessante anche la curva della popolazione in età lavorativa: il Sud fa registrare un dato tendenziale peggiore rispetto al nord del paese, facendo rilevare una curva che tende a scendere progressivamente dopo la generazione proveniente dal boom demografico. La spiegazione sta nella dinamica dell’immigrazione economica che si sposta in aree del paese dove il lavoro c’è, mentre nelle aree che offrono meno possibilità il fenomeno è inverso, con una tendenza all’emigrazione verso zone economicamente che offrono migliori occasioni. Nel nord del paese, infatti, la curva non è negativa grazie all’arrivo di popolazione in età da lavoro.

Probabilmente uno dei temi economici maggiormente trattati nei prossimi anni sarà proprio quello demografico, capace di rivoluzionare completamente il quadro di consumi e investimenti.

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